Via Grande Muro

 

Per chi vive a ovest, certe pareti dolomitiche, certi sogni, rimangono chiusi nel cassetto dei desideri. Certamente la distanza, automobilistica intendo, gioca un ruolo importate e forse, ancora più importante, è il timore che incutono appunto in un alpinista occidentale.

Infondo, però , è proprio questo, per la sensazione di incertezza,  che andiamo per monti.

Capita poi che le cose si incastrino a meraviglia.  Il compagno giusto, Alessandro Beltrami nel caso, è pronto,  la motivazione c’è,  in meteo è perfetto…. insomma, bisogna andare.

Alla mattina alle 8:30 siamo a Badia, alla partenza della seggiovia. Un breve tratto comodamente seduti e poi su veloci, per quello che noi occidentali siam capaci di fare su questo terreno. Più tardi, verso le 16, dopo una magnifica giornata di scalata , siamo di nuovo alla  seggiovia  che ci riporta a valle nella luce del tramonto, in un panorama magnifico. Che giornata!

Difficoltà: VII°-,  V°+obbligatorio, 8 tiri, circa 300 mt più 300 di zoccolo.

 

Attrezzatura: Sulla via sono presenti  chiodi e soste. Tutto da verificare e rinforzare. Una serie di friends fino al 3 e un mazzetto di nuts sono sufficienti. Il martello per ribattere i chiodi è  indispensabile. Cordini di all’ungo, fettucce. Un paio di chiodi potrebbero essere utili se non si scala tutto in libera. Si scende a piedi quindi una corda da 60 mt è sufficiente. Se non vi sentite sicuri di uscire,  meglio avere  due mezze ma, pensare di rifare lo zoccolo in discesa, vi farà certamente trovare il sistema di salire.

Avvicinamento: Da Badia si prende la seggiovia per l’ospizio Santa Croce, (nell’autunno 2019 un solo tronco aperto). Dall’ospizio si segue l’evidente sentiero che porta ai piedi della parete. Una volta fuori dal bosco e sui ghiaioni, il percorso va decisamente verso destra (sud) quasi pianeggiante.  Dopo una prima rampa, sul margine di un canaletto di erosione molto inciso, si notano degli ometti in direzione della parete. Seguirli alla meglio su tutto lo zoccolo che non difficile ma il terreno, a tratti, è delicato. Prendere come riferimento il grande diedro che incide la parete, diedro Mayerl. Una volta arrivati il diedro, non andare contro la parete ma restare 50 mt più bassi, tagliare a destra per un centinaio di metri in leggera discesa e individuare un sistema di diedri e fessure che incide la parete,  molto evidente.

Descrizione generale: Via impegnativa. Occorre un po d’occhio nel proteggersi e nel  trovare i passaggi migliori soprattuto nei diedri iniziali. Sul muro finale l’itinerario è  molto evidente ed i tiri sono bellissimi. Magnifico il traverso orizzontale sulla lama al secondo tiro dopo la cengia. Qualche piccolo run-out sul V°, per il resto molti chiodi sui tratti difficili che comunque si scalano bene. I due tiri finali sono corti e si possono unire. In questo caso occorre proteggersi molto bene per evitare gli attriti della corda.
Primi salitoti Hans Frisch e Rainold Messner 1969.

 

 

Discesa: Dall’uscita andare a sud, su terreno pianeggiante seguendo il sentiero segnato che raggiungere un’evidente colle.  Li  si gira a ovest per scendere sempre lungo un sentiero ripido ed esposto, in parte attrezzato che riporta al punto di partenza. Circa un’ora dalla cima